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martedì 10 gennaio 2012

Su Palatu? Un’esperienza avvitata su se stessa che non ha coinvolto il paese





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di Salvatore Meloni *

Scrivo per dare un contributo alla discussione che ha trovato spazio nella Nuova, in merito alla vicenda del presunto “sfratto” delle attività a “Su Palatu”. Lo faccio come cittadino, come consigliere provinciale e come ex consigliere comunale che ha visto nascere e crescere l’esperienza culturale in questione. Un Centro, Villanova, che al contrario di quanto sostenuto da tanti “distratti” sostenitori unilaterali della fotografia, è ben conosciuto anche per altre ragioni, ad esempio per essere il paese di pregiati cavalli e del poeta Raimondo Piras.

L’Amministrazione civica attuale è figlia di una parte politica che ha sottolineato da subito alcune criticità relative alla gestione de Su Palatu.
In particolare si evidenziava come negli anni il prodotto culturale offerto si fosse sempre più “avvitato su se stesso”, con una proposta progressivamente avulsa dal contesto villanovese e sempre più indirizzata ad un pubblico di “cultori della fotografia specializzata”. Si chiedeva che le iniziative fossero anche fattore di coinvolgimento culturale della comunità locale, che anche i villanovesi fossero in qualche modo “considerati”. Si intendeva evitare una frattura crescente fra l’importanza delle mostre fotografiche e l’interesse riscosso fra i villanovesi.

Pensare che una volta al governo la nuova Giunta trascurasse tutto questo, avrebbe rappresentato un forte elemento di incoerenza e di scarso rispetto verso quei villanovesi che hanno chiesto, con il voto, di voltare pagina rispetto alle politiche culturali della precedente amministrazione. Questo perché, a fronte di cospicue risorse spese per le mostre, l’interesse dei villanovesi è stato inversamente proporzionale al clamore mediatico alimentato nella stampa specializzata e nei quotidiani. Questo “disinteresse” è stato ed è oggettivo.

Pertanto è da chiedersi se la responsabilità sia attribuibile ai villanovesi, poco attenti alla “cultura”, come par capire da qualche intervento sui giornali, oppure chi ha gestito la struttura e chi ha amministrato gli ultimi dieci anni, ha ritenuto di considerare irrilevante questo aspetto. In realtà Villanova è un centro vivo, culturalmente parlando, con un fiorire di iniziative culturali portate avanti dal diffuso volontariato in seno alle associazioni, nei comitati e nella stessa amministrazione comunale. “Volontari” che “fanno cultura” con poche risorse, coinvolgendo i villanovesi e tanta “gente di fuori” più di quanto si pensi.

La polemica, alimentata a dovere sui giornali e nei blog soprattutto da persone che dimostrano di conoscere assai poco la realtà villanovese, nasce da presupposti non veritieri. A cominciare dallo sfratto. Infatti al di là di aspetti prettamente amministrativi comunque non secondari, lo scioglimento del “ sodalizio” è anche frutto di una mancata sintesi degli obiettivi dell’amministrazione comunale con quelli del gestore de Su Palatu. Inoltre, non secondaria per la fine del “matrimonio” è la consapevolezza che, al contrario del passato, le risorse non sarebbero state più le stesse, semplicemente perché non ci sono. E anche se non voglio farne solo una questione di soldi, è tuttavia ipocrita nasconderne l’importanza. In questi anni, per le attività legate alla sola fotografia, sono state investite risorse importanti attingendo a piene mani dalle casse comunali e dal “ progetto pilota” di soriana memoria. Tali risorse, oltre 500 mila euro, non sono certo poche per un piccolo centro come Villanova ma sono molte di più dei 18.600 euro all’anno che qualcuno, evidentemente poco informato, crede sufficienti per portare avanti le attività a Su Palatu.

* Consigliere provinciale Sel



http://lanuovasardegna.gelocal.it/cultura/2012/01/10/news/su-palatu-un-esperienza-avvitata-su-se-stessa-che-non-ha-coinvolto-il-paese-5522085

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